di Maddalena Libertini
L’arte come interrogazione sul presente: Sabrina Bianchi racconta a è cultura! come la mostra in corso a La Galleria BPER Banca di Modena rientri nelle strategie curatoriali della collezione e nell’impegno di diffusione della cultura
Prende le mosse da un quadro del pittore belga nato a Portici la mostra Ferine Creature. Centauri, fauni e miti nell’opera di Jules van Biesbroeck e nell’immaginario moderno visitabile gratuitamente fino al 29 giugno a La Galleria BPER di Modena. Dipinto intorno al 1918, Centauro che uccide un cervo (La morte del cervo) è un olio su faesite di impianto fortemente verticale. Il formato segue lo slancio del corpo equino del centauro, impennato sulle zampe posteriori, che prosegue verso l’alto nel torso umano con le braccia sollevate mentre innalza le corna del cervo ucciso. La posa dinamica e concitata, di grande pathos, lo raffigura trionfante sulla carcassa livida della preda che l’artista decide di tagliare parzialmente fuori dall’inquadratura. L’elemento selvaggio e primitivo della scena è accentuato dall’intensa colorazione in cui si staglia il nitore del busto antropico colpito dalla luce. Con la sua duplicità il centauro, così come il fauno, esce dal mito classico e continua a incarnare la persistenza della indole bestiale nell’essere umano, chiamata a significare ferocia e violenza ma anche impeto, coraggio ed energia vitale e connessione con la natura. Intorno a questo tema si snoda la mostra modenese curata da Luciano Rivi e suddivisa in tre sezioni: la prima incentrata sulla ricerca artistica di Jules van Biesbroeck tra natura e simbolo; la seconda sulla ricorrenza delle narrazioni mitologiche a cavallo tra Otto e Novecento; la terza sulla persistenza e sulle interpretazioni dell’archetipo del centauro dall’antico fino alla contemporaneità. E proprio a sottolineare l’attualità della materia trattata c’è l’intuizione di accogliere i visitatori con una scultura in bronzo di Luigi Ontani, Gigante3razzEtà7ArtiCentAuro (2007). “L’opera di Ontani definisce in un certo senso l’orizzonte concettuale dell’intero percorso espositivo: è una creatura androgina, è umana, animale e mitologica, tiene insieme diverse età ed etnie. Rappresenta una sintesi potentissima della molteplicità e dell’ambiguità dell’essere vivente che travalica il tempo fino ad arrivare all’immaginazione contemporanea”, commenta Sabrina Bianchi, Responsabile Cultural Heritage e Corporate Collection BPER Banca, con cui abbiamo parlato della mostra e delle iniziative della Galleria del gruppo bancario.
Avevate proposto un primo affondo su van Biesbroeck nel 2019 con L’anima delle cose. Ora tornate sul suo lavoro mettendolo in relazione con l’humus artistico della sua epoca e con una tematica più ampia. Come avete strutturato questo secondo appuntamento?
Ferine Creature è effettivamente un secondo capitolo incentrato su questo artista belga molto legato all’Italia, dove era nato nel 1873 mentre suo padre, anch’egli pittore, era impegnato nel Grand Tour. Nel 2019 avevamo voluto proporre una prima rassegna monografica per presentare al pubblico il nucleo di opere che erano entrate a far parte della nostra collezione corporate. Ora con Luciano Rivi abbiamo impostato un ragionamento che tiene insieme il simbolismo di van Biesbroeck con il nostro Apollo e Marsia di Guercino, l’ispirazione letteraria dell’Alcyone di d’Annunzio e lavori site specific come Sono Chirone… sono tornato di Wainer Vaccari. In quest’ottica, Ferine Creature è un secondo capitolo anche rispetto alla nostra mostra precedente, Psiche allo specchio. Anche in quel caso siamo partiti dal mito, tratto dalle Metamorfosi di Apuleio, per esplorare la natura dei sentimenti, mentre qui ci concentriamo sulla dialettica tra istinto e razionalità. Questo è il principio che anima i nostri progetti espositivi: attraverso l’arte stimolare nel visitatore delle domande e, magari, dei pensieri nuovi.
Punto di partenza delle vostre esposizioni temporanee alla Galleria di Modena sono sempre come uno o più esemplari della vostra raccolta, che rispecchia la storia del vostro gruppo bancario, le acquisizioni, i legami con i territori di riferimento così come l’impegno di responsabilità sociale che vi siete dati. È vero anche in questo caso?
Sì, in questo senso la vicenda di van Biesbroeck è paradigmatica. Questo significativo nucleo collezionistico di 39 opere proviene dalla Cassa di Risparmio di Ferrara, confluita nel nostro gruppo, ed è stato letteralmente riscoperto nel 2017. Tramite i documenti d’archivio, abbiamo ricostruito che era stato lasciato dall’artista all’amico architetto Silvio Gabbrielli con la richiesta che fosse donato a un’istituzione che potesse renderlo disponibile al pubblico. Abbiamo voluto raccogliere quel testimone in coerenza con la nostra missione che è certamente la conservazione e la valorizzazione, ma soprattutto la fruizione e la condivisione di cultura e di conoscenza.
Fruibilità, accessibilità e inclusività sono aspetti a cui prestate particolare attenzione.
È vero e lo facciamo a partire dall’allestimento, curato puntualmente dall’exhibit designer Andrea Isola per sfruttare al meglio gli spazi in cui per noi è importante che resti sempre anche una parte permanente e identitaria della nostra collezione. Siamo attenti ad accompagnare i visitatori con i fogli mostra, le visite guidate e didattiche, i cataloghi e a proporre per le opere principali riproduzioni tattili e descrizioni in braille. Per Ferine creature abbiamo introdotto una novità: per ciascuna delle tre sezioni della mostra sono disponibili contenuti audio fruibili tramite QR code, creati e registrati da un gruppo di studenti dell’Università di Modena e Reggio Emilia, in collaborazione con la radio della Fondazione Collegio San Carlo. Inoltre, continuiamo l’iniziativa degli ARTalk inaugurata con Psiche allo Specchio: appuntamenti culturali gratuiti e multidisciplinari che approfondiscono i temi della mostra.
Che risposta avete avuto dal pubblico di Ferine Creature?
Molto positiva. La Galleria è aperta dal venerdì pomeriggio alla domenica sera e in meno di due mesi abbiamo superato i duemila visitatori, con un afflusso costante e un coinvolgimento che misuriamo anche sui nostri canali digitali: le iscrizioni alla newsletter della Galleria sono cresciute a doppia cifra. In media abbiamo tre visite didattiche alla settimana e le scuole cominciano ad arrivare anche dal resto della regione. I nostri ARTalk sono sempre in overbooking, segno che la città reagisce molto bene, e ultimamente abbiamo notato la partecipazione di giovani agli incontri. Questo conferma che stiamo riuscendo a intercettare un pubblico diversificato, anche turistico e internazionale, grazie all’inserimento circuito del Comune di Modena, e intergenerazionale. Cerchiamo di ampliare le modalità di linguaggio e di approccio, per esempio curiamo molto la comunicazione sul nostro canale Instagram e collaboriamo con creator culturali come @thegirlinthegallery e i @cultus.classicus.
La Galleria ha aperto nel 2017 e in questi quasi dieci anni si sono aggiunte altre sedi espositive nelle città in cui operate. Fare rete è un altro cardine del vostro progetto culturale?
Sì, per noi è molto importante il dialogo e l’interazione con altre istituzioni pubbliche e private e con i territori in cui siamo presenti. Quando BPER Banca ha compiuto 150 anni, è stata aperta la Pinacoteca a Modena per condividere con il pubblico la collezione d’arte che conserviamo. Da allora abbiamo organizzato 25 mostre e si sono aggiunte le sedi di Brescia, Modena e Milano. Abbiamo attivato un network di collaborazioni autorevoli: con Arte Fiera Bologna, la Fondazione Brescia Musei, i Palazzi dei Rolli a Genova, solo per citarne alcuni. Il 13 giugno la Galleria si sposta a Venezia con un ARTalk speciale in cui presenteremo due opere, la Madonna dell’Umiltà di Lippo di Dalmasio e la Crocifissione di Girolamo da Carpi, che prestiamo alla Scuola Grande San Marco in concomitanza con l’installazione Il cielo sopra il portego di Michele De Lucchi e AMDL Circle. E vi posso anticipare che la nuova mostra che inaugureremo a Modena a settembre sarà legata al tema di FestivalFilosofia 2025. Quest’anno è Paideia e ci offre molti spunti per proseguire la nostra riflessione sull’introspezione e sul conoscere sé stessi. Questa è la nostra ambizione e quello che guida il nostro modo di essere una corporate collection: fare leva sulla potenza comunicativa dell’arte, sulla sua capacità di toccare le corde dell’anima per trasmettere un invito a interrogarsi sulla condizione umana e sul mondo.