di Maddalena Libertini
Chiara Dynys è la seconda artista – dopo Mario Ceroli – invitata a confrontarsi con la sala ipogea della Grande Brera
In cemento a vista, con un unico grande pilastro cilindrico centrale coronato da un capitello conico schematizzato e uno scalone con due rampe convergenti in una terza ortogonale, la Sala Stirling, progettata dall’architetto James Stirling negli anni ottanta del secolo scorso all’interno del settecentesco Palazzo Citterio, è adesso invasa da un moto ondoso continuo e ritmico. È l’installazione site-specific di Chiara Dynys, Once Again, che in questo ambiente ha portato un mare meccanico ispirato a una macchina teatrale seicentesca.
L’artista mantovana è la seconda ospite di questo spazio ipogeo dopo il recente e molto atteso restauro dell’intero edificio, condotto da Mario Cucinella Architects, che a dicembre 2024 si è risolto nella nascita della Grande Brera, il polo culturale che unisce il palazzo con la Pinacoteca e la Biblioteca Braidense. In questo nuovo allestimento il piano nobile ospita le opere del Novecento e la collezione Vitali, mentre la Sala Stirling con la sua architettura essenziale e materica è stata destinata ad accogliere gli interventi contemporanei, inaugurati da “Mario Ceroli. La forza di sognare ancora”.
Curato da Anna Bernardini e realizzato in partnership con Intesa Sanpaolo, il nuovo progetto monografico di Chiara Dynys ricrea il movimento delle onde con tre grandi rulli prospettici rotanti che complessivamente creano una superficie dinamica lunga dodici metri, larga dieci e alta tre. Sulla “battigia” affiorano alcune parole e frasi con la calligrafia dell’artista, portate a riva come detriti oppure segni effimeri tracciati a mano nella sabbia. La scritta luminosa Once Again, sormontata da un anello al neon, si distende verticalmente sul fusto della colonna centrale fino ad arrivare a terra, evocando l’idea di un faro nel buio azzurro. Il titolo dell’opera prende spunto dalla teoria dell’Eterno ritorno di Nietzsche e dalla ineluttabile ciclicità della vita e della morte che si ripete all’infinito nel tempo e nella natura. Il rumore cadenzato del macchinario sostituisce lo sciabordio del mare aggiungendo un ulteriore livello di suggestione sensoriale dell’apparato scenico.
Accompagnate da questo suono falsato e realizzate in polistirene scolpito a caldo e dipinto, le onde non cercano verosimiglianza ma presenza fisica: sono l’artificio teatrale che nel patto con lo spettatore di sospensione dell’incredulità rendono possibile trasportarsi altrove e partecipare emotivamente alla messa in scena. Facendo leva sulla chiave della meraviglia propria delle scenografie barocche, nella sua dichiarata illusorietà, il mare di Dynys invita i visitatori a lasciar scorrere i propri flussi interiori in qualsiasi direzione essi li conducano, verso sensazioni di calma e pacificazione o di angoscia e paura dell’ignoto. Per Anna Bernardini il cortocircuito mentale creato da Dynys innesca un processo forte e dirompente. La curatrice inquadra l’installazione nel lavoro dell’artista: “Ancora una volta il teatro, la tecnologia, l’immaginario filmico, la natura, la luce e lo spazio risuonano e si fondono nel suo vocabolario artistico, costruendo le forme e il movimento anche negli inganni percettivi della realtà”.
A conferma che il mare sia un portale sull’inconscio, per accedere a Once Again, bisogna superare un’altra opera, Blue Gate, che introduce simbolicamente il pubblico all’esperienza del passaggio.
La “soglia” è un altro elemento ricorrente nel linguaggio artistico di Chiara Dynys. Tra le ultime realizzazioni compare, per esempio, in Gate of Heaven, posizionata nel 2023 nel Terminal 1 dell’aeroporto di Malpensa e ripresa l’anno scorso nel progetto espositivo prodotto per Ca’ Pesaro a Venezia. È invece attualmente in corso sempre a Milano Private Atlas, la mostra personale in dodici parti raggruppate in tre macrocapitoli pensata per Buildingbox. Un atlante privato, una mappa in dodici tappe lungo 35 anni della ricerca artistica di Dynys che nel corso di tutto il 2025, mese per mese, si dispiega nelle vetrine della galleria in via Monte di Pietà, fruibile tutti i giorni, 24 ore su 24. Da maggio ad agosto si svolge il secondo macrocapitolo che affronta proprio il tema dei confini e dei passaggi, delle trasformazioni, del superamento dei limiti, dei cambiamenti di stato e che per questo si chiama Attraversamenti.
In occasione della mostra a Palazzo Citterio, Allemandi pubblica un volume a cura di Anna Bernardini, con testi critici di Giorgio Verzotti, Angelo Crespi e Alessandro Castiglioni, che documenta Once Again e il suo backstage. Il libro permette anche di ripercorrere la produzione installativa di Chiara Dynys dagli anni Novanta ad oggi, con progetti ambientali realizzati in dialogo con importanti istituzioni museali italiane e internazionali.