di Maddalena Libertini
Seconda edizione del premio assegnato dal Gruppo Bancario che conferma il suo impegno a favore della manifestazione per i prossimi tre anni
È stata Sabina Mezzaqui ad aggiudicarsi il BPER Prize all’edizione 2025 di Arte Fiera Bologna.
Il premio, istituito l’anno scorso dal Gruppo BPER, main partner della manifestazione, è la naturale espressione di due ambiti in cui il gruppo bancario è attivamente impegnato: quello della promozione della cultura e dell’arte e quello dell’inclusione e del contrasto alla violenza di genere. Per questo il premio è assegnato a opere che con un’ottica di ampio raggio rappresentino una valorizzazione delle tematiche femminili.
L’artista bolognese, presentata ad Arte Fiera dalla galleria Massimo Minnini, ha vinto con Lettere (2010), una trascrizione a ricamo di un brano della corrispondenza tra Hannah Arendt e Martin Heidegger. La motivazione della giuria formata da Serena Morgagni, Direttrice Comunicazione BPER Banca Caterina Riva, direttrice MACTE, e Frida Carazzato, curatrice scientifica presso Fondazione Museion – Museo d’arte moderna e contemporanea di Bolzano e Sabrina Bianchi, Responsabile Heritage e Patrimonio Culturale di BPER Banca, rileva che l’opera “porta nel fare della tessitura la lentezza e l’intimità delle pratiche manuali, ma fissa anche pensieri e storie di relazioni”. Il riconoscimento premia anche la continuità e la coerenza del percorso artistico di Mezzaqui che “ha sempre visto la scrittura e il suo fare al centro della sua progettazione, facendone un percorso di condivisione”. In particolare Sabrina Bianchi ha fatto riferimento all’ultima frase riportata dalla lettera di Heidegger, “Sereni di essere ciò che siamo”, che a suo avviso sintetizza perfettamente lo spirito del BPER Prize e i valori di diversità e inclusione che vuole rappresentare.
In occasione di Art City Bologna 2025, il programma di iniziative cittadine che affianca Arte Fiera, Mezzaqui ha esposto al Centro delle Donne un altro lavoro dedicato ad Arendt, in questo caso ai suoi 29 quaderni manoscritti, raccolti nella pubblicazione Nel deserto del pensiero – Quaderni e diari 1950-1973, ai quali affidò pensieri e appunti per le sue ricerche, letture e progetti da sviluppare. In questo caso Mezzaqui ha operato una ricopiatura manuale delle pagine dei quaderni che sono stati rilegati sempre a mano con copertine decorate con intarsi di tessuto e ricami. La mostra è visitabile fino al 14 febbraio.
Nell’attività della trascrizione, che torna in entrambe le opere, l’artista vede una forma di meditazione sul processo di scrittura e lettura. Un’attività che richiede tempo, tempo che fa depositare le parole e il loro significato. Leggere e ricopiare un testo presuppongono di riconoscere per prima cosa le componenti verbali, le singole parole scelte dall’autore, in una azione quasi meccanica e, nel procedere, di ricostituire le frasi sperando di far emergere il senso che veicolano, alla ricerca di cogliere la verità che potrebbero contenere.
Nel 2024, sempre ad Arte Fiera, Mezzaqui aveva ricevuto il Premio Collezioni Righi con uno dei suoi primi lavori, datato 1998, Punti di vista (Bologna), entrato così a far parte della raccolta del Mambo.
Le altre opere finaliste di quest’anno erano Briganti di Adelita Husny Bey, e Rosa, come le gengive di leopardi e Pastorello non ti scordar di me, due oli su tela di Arianna Zama, che ha ricevuto una menzione speciale.
L’opera vincitrice viene acquisita da BPER e va ad alimentare la sezione di arte contemporanea della collezione corporate, accessibile al pubblico nelle sedi espositive del Gruppo.