di Maddalena Libertini
La Galleria BPER affida alla sua nuova mostra il compito di dialogare con paideia, il tema FestivalFilosofia 2025: la cultura come fondamento della crescita individuale e della convivenza sociale.
I primi libri che ci vengono dati da bambini per avviarci all’apprendimento contengono parole e immagini: l’associazione della figura della mela e del sostantivo ‘mela’ favorisce la connessione tra la conoscenza empirica della realtà e quella intellettiva. Senza scomodare il paradosso della rosa di Shakespeare e pensando invece alla tradizione cristiana, una comunità si fonda sulla condivisione dei nomi che dà alle cose e delle loro rappresentazioni, anche quando stilizzate in simboli. A questo si aggiunge la capacità di comporre le proprie narrazioni costitutive, sotto forma di miti, leggende, tradizioni, racconti: in sintesi tramandare la propria storia e i propri valori con la scrittura e con la raffigurazione. Nell’epoca in cui gli esseri umani interagiscono in linguaggio naturale con macchine capaci di apprendere autonomamente o di creare immagini in base a istruzioni verbali, La Galleria BPER propone Il tempo della scrittura. Immagini della conoscenza dal Rinascimento a oggi, il nuovo appuntamento della sede espositiva del gruppo bancario. La mostra apre il 19 settembre in concomitanza con il XXV FestivalFilosofia e si ricollega a paideia, il tema scelto per questa edizione. Paideia è la formazione completa dell’individuo, non solo quindi quella scolastica ma anche e soprattutto quella morale, civile, sociale: nei tre giorni della manifestazione si parlerà di come essa vada interpretata alla luce dei cambiamenti che stiamo attraversando.
L’arte genera pensiero
Curata da Stefania De Vincentis, da un’idea di Francesca Cappelletti, Direttrice della Galleria Borghese di Roma, come d’abitudine Il tempo della scrittura prende le mosse da opere della collezione di BPER Banca e si avvale di prestiti coerenti con il progetto scientifico, in questo caso di istituzioni nazionali prestigiosissime come la Galleria d’Arte Antica Barberini-Corsini e, per l’appunto, la Borghese. La collaborazione con i due musei romani dà la misura della credibilità e dell’autorevolezza raggiunte dalla programmazione della Galleria BPER.
Il museo e i suoi equivalenti sono per natura luoghi vocati alla disseminazione e alla condivisione della conoscenza. Il concetto di educazione tiene insieme la trasmissione del sapere e la dinamica dell’esperienza diretta: in questo senso la forza comunicativa dell’arte assolve entrambi i compiti. Per affrontare i molteplici registri suggeriti da questi ragionamenti Il tempo della scrittura mette a disposizione del pubblico la traccia di alcuni filoni tematici: le raffigurazioni della scrittura e delle pratiche educative; le allegorie della conoscenza; il ritratto come modello e memoria di azione.
Il sapere tra scienza e mito
La compresenza in mostra di opere di altri secoli e di lavori contemporanei pone l’accento sulla dimensione della temporalità e delle forme che le idee di educazione, apprendimento, cultura hanno assunto nell’evoluzione della civiltà. Di contro l’accostamento tra passato e presente annulla la distanza cronologica nelle corrispondenze che si attivano e rendono vivo il confronto tra le esperienze umane. Si potrebbe dire che ai due autori contemporanei presenti nell’allestimento, Sabrina Mezzaqui e Pietro Ruffo, sia stato affidato il compito di orchestrare questa conversazione ideale. Mezzaqui si incarica dell’apertura con Segni e con Lettere, che ha vinto il BPER Prize 2025 di Arte Fiera. Entrambe le opere si muovono sul piano della scrittura. Nella prima, lo spazio bianco dell’oggetto-libro si popola di una calligrafia di piccoli segni neri: uno stormo di uccelli che, come pensieri, non sappiamo se si stiano posando sulla pagina o se ne stiano volando via. Nella seconda, le parole estratte da una lettera di Martin Heidegger a Hannah Arendt conservano il loro valore di messaggio universale e al contempo diventano dispositivo visivo che fluttua nell’aria come un tessuto ricamato. Scrittura e libro ricorrono nei quadri storici, nel gesto materno della Madonna che insegna al Bambino a leggere o nell’iconografia di san Girolamo, per la quale il Dottore della Chiesa è sempre accompagnato da elementi legati a scrivere, leggere o studiare. Rimandano al rapporto docente–discente l’incisione di Odoardo Fialetti de Lo studio dell’artista, che indica l’apprendistato e la pratica come via per l’istruzione in questo campo, e il busto di Alessandro Magno. Il condottiero discepolo di Aristotele assurge a modello di principe filosofo, campione di valore militare e di doti intellettuali, affamato di gloria ma anche di conoscenza.
La musa Clio dipinta da Jean Boulanger è figura allegorica della storia maestra di vita, mentre Minerva è simbolo di sapienza che educa alla virtù e sconfigge il vizio e l’ignoranza. La dea è anche protettrice delle arti e della tessitura: nella doppia accezione dei vocaboli ‘intessere’ e ‘trama’ riaffiorano le idee di racconto, storia, memoria e si rivela un’associazione con Lettere di Mezzaqui, il cui supporto è un intreccio di fili. Pietro Ruffo, artista che ha collaborato con BPER Banca nel Padiglione Venezia della Biennale d’Arte 2024, è chiamato a tirare le somme e interviene anche lui con due opere. La prima è la serie I Sei Traditori della Libertà, sei grandi ritratti su carta di altrettanti filosofi moderni: Helvétius, Saint-Simon, Rousseau, De Maistre, Fichte e Hegel. Dagli intagli dei fogli si materializza sui loro volti una schiera ordinata di libellule, organizzate come un plotone o una flotta aerea. Prendendo spunto dall’interpretazione delle dottrine di questi pensatori condotta da Isaiah Berlin nel 1952, Ruffo ragiona sulla dialettica tra libertà individuale e libertà collettiva, un argomento che sarà affrontato anche dal Festivalfilosofia nel percorso tematico Libertà/Vincolo. La serie di Ruffo avverte che l’educazione, per essere completa, deve preparare l’allievo a non essere passivo, prepararlo alla riflessione critica sulle lezioni dei maestri. La seconda opera, Constellation Globe, realizzata per la Biennale, è una grande sfera rivestita di carta millimetrata e ispirata ai globi celesti del geografo e cartografo veneziano Vincenzo Coronelli, vissuto tra il XVII e il XVIII secolo. L’artista romano traccia a penna le raffigurazioni mitologiche delle costellazioni secondo quanto tramandato dalla cosmogonia greca. Constellation Globe indica che talvolta l’essere umano ha bisogno di mappa per orientarsi, per sapere dove si trova e dove vuole andare nella propria vita, e non sempre i punti di riferimento sono da ricercare nella scienza e nella razionalità. Ci sono saperi ancestrali che sfuggono al desiderio antropico di catalogare, ordinare, misurare e ci riportano alla meraviglia della natura e dell’immaginazione.
Il tempo della scrittura. Immagini della conoscenza dal Rinascimento a oggi sarà visitabile presso La Galleria BPER in via Scudari 9 a Modena dal 19 settembre 25 all’8 febbraio 26 (venerdì h. 14-19; sabato-domenica 10-19).
La mostra è accompagnata da un catalogo in vendita con un contributo minimo a partire da 8 euro: i proventi saranno devoluti alla Fondazione Vita Indipendente Onlus di Modena, impegnata in progetti tesi a migliorare la qualità della vita delle persone con disabilità.